E’ impossibile non dedicare un post a questo momento storico per il Cile che io ho vissuto in prima persona.Dopo quasi esattamente un anno, questa domenica 25 ottobre il Cile ha votato per una nuova Costituzione.
Proprio un anno, fa qualche settimana dopo le proteste che vi erano state a ottobre, scattavo la foto di copertina di questo post. Un Cile con poca gente per strada, danneggiato ma ancora pieno dei colori che tanto lo contraddistinguono e che “resiste” come l’iscrizione su quel cavalcavia nel centro di Santiago.
E’ iniziato proprio tutto da lì.
Quel milione di persone riunite in Plaza Italia (ora rinominata Plaza de la dignidad) ha portato un anno dopo al voto. Il Pebliscitio è emerso come risposta a quella mobilitazione sociale che altro non era che un sintomo della “crisi di rappresentanza del sistema politico” nel Paese.

Ha vinto il “apruebo” con una importante maggioranza di oltre il 78% e una affluenza record, la più alta dopo quella del 1988 (anno del referendum per il ritorno alla democrazia e la caduta della dittatura).
Nonostante abbia subito numerose riforme, la Costituzione ad oggi in vigore come detto prima è stata redatta e approvata nel 1980 sotto il regime militare del generale Augusto Pinochet e, secondo il politologo Gabriel Negretto, “simbolicamente e politicamente, non ha mai superato questo difetto congenito”.
Da qui inizia un nuovo cammino verso la strada per una nuova Costituzione. La sua stesura sarà incaricata ad una “Convención Constitucional”, meccanismo che è stato scelto anche alle urne durante questa giornata. È uno strumento costituito interamente da cittadini scelti democraticamente, 155 per la precisione, e la sua composizione sarà uguale tra donne e uomini. L’elezione dei suoi membri avverrà il 21 aprile con voto popolare. Una volta costituito l’ente, l’istanza avrà un periodo di nove mesi per pervenire a una proposta di modifica del testo. Nel caso in cui non riescano ad arrivare a una proposta approvata per due terzi dell’assemblea, rimarrà vigente la Costituzione del 1980. Nel secondo semestre del 2022 i cileni saranno nuovamente chiamati ad approvare il testo della nuova Costituzione tramite referendum, questa volta con partecipazione obbligatoria.
Una delle principali sfide per la democrazia del paese durante l’ultimo decennio è stata la scarsa partecipazione dei cittadini ai processi elettorali (soprattutto dal 2012, quando è stato messo in atto il voto volontario). L’astensione era maggiormente presente nei comuni più vulnerabili della città metropolitana. Eppure domenica vi è stata una svolta di tendenza con circa il 15% in più di affluenza secondo lo studio della Universidad del Desarrollo (UDD). Due dati importanti si evincono dallo studio: i comuni con popolazione più giovane hanno votato di più e hanno presentato un tasso medio di sostegno per l’opzione “approva” del 78,1%. Le uniche municipalità nelle quali ha vinto il “rifiuto” (nella Regione Metropolitana) sono state Las Condes, Vitacura e Lo Barnechea, con il 60% di media. Questi tre comuni si sono storicamente contraddistinti per il voto di destra nelle diverse elezioni svoltesi nel Paese. E, si distinguono dai restanti per avere i redditi più alti nella RM.

Da un punto di vista del sistema economico, il risultato schiacciante potrebbe portare a una diminuzione della probabilità di proteste di massa e scene di violenza, favorendo nuovamente il clima di fiducia verso il Paese. Prima delle proteste di ottobre, il governo aveva l’obiettivo di diventare il primo Paese Sviluppato in America Latina entro pochi anni. Il Cile sta affrontando un periodo di transizione, quindi le misure strutturali e le riforme saranno fondamentali per continuare a convergere verso i livelli economici e sociali dei paesi OCSE.
La strada, dunque, è lunga e non semplice. Questo è solo un un primo passo e non assicura il cambiamento desiderato nel sistema politico. Detto ciò, è pur sempre l’inizio di un nuovo periodo per il Paese. Infatti, senza quel famoso 18 ottobre del 2019 in cui “Chile despertò” , oggi non si sarebbe arrivati ad avere la possibilità di un cambiamento.
Come ha detto un mio caro amico e professore universitario , la situazione richiama:
“un pendolo che si sposta verso il baricentro per trovare un linguaggio comune”
Erika.